L’interesse per le terapie cognitivo-comportamentali di terza generazione e le applicazioni cliniche dell’ACT è in forte e continua crescita anche in Italia (Moderato, Miselli & Zucchi, 2007). Questo interesse ha solide basi in Italia nelle scienze del comportamento ed in particolare nello studio del comportamento verbale. Già nella seconda metà degli anni ottanta il First Summer Institute on Verbal Relations, che ha portato alla pubblicazione del volume Dialogues on verbal behavior (Hayes, Chase, 1991; con un contributo Italiano di P. Moderato), ha costruito le basi per un continuativo rapporto di ricerca e collaborazione internazionale.
Il volume Pensieri, parole e comportamento: un’analisi funzionale delle relazioni linguistiche (Moderato, Presti, Chase, 2002) che rappresenta la naturale prosecuzione di questo percorso, fornisce i fondamentali per una preliminare analisi scientifica dei processi di base implicati nel linguaggio e nella cognizione umana. La comprensione di questi processi di base, oggi sempre più necessaria, ha portato allo sviluppo e alle applicazioni degli attuali modelli e tecnologie terapeutiche denominate di terza generazione, riunendo il laboratorio con l’ambulatorio (Moderato, Presti e Gentile, 1989).
Questa feconda fusione, che ha caratterizzato la storia della medicina moderna in cui viene data per fondante e quindi scontata e imprescindibile, viene disattesa per scelta ideologica (la contrapposizione idealistica tra scienze naturali vs scienze umane o dello spirito) o ignorata per carenza di conoscenza scientifica, in psicologia.
Questi capisaldi hanno reso possibile la costruzione di una comunità di clinici e ricercatori Italiani (estensione in lingua Italiana della Association for Contextual Behavioral Science - ACBS) (www.contextualscience.org).
Numerose attività sono state realizzate in Italia con la supervisione scientifica di IESCUM (www.iescum.org) che costitutisce l’Italian Chapter dell’Association for Behavior Analysis International. Nell’estate del 2007 come parte integrante della loro formazione clinica 130 psicoterapeuti in formazione iscritti a diverse scuole di psicoterapia cognitivo-comportamentale hanno ricevuto una formazione sull’Acceptance and Commitment Therapy comprensiva di una settimana di Workshop Esperienziale tenuto direttamente da Steve Hayes.
Per favorire la divulgazione scientifica, nel luglio 2007 si è tenuto il primo workshop italiano sull’Acceptance and Commitment Therapy presso l’Università IULM, sede di Milano in cui Steve Hayes ha presentato a un pubblico di professionisti l’approccio ed il modello di terapia.
Per contribuire allo sviluppo della ricerca clinica sono in corso le validazioni su campione Italiano di alcuni strumenti psicometrici tra i quali l’Avoidance and Action Questionnaire II (AAQII; Hayes, Strosahl, Wilson, Bissett, Pistorello, Toarmino, Polusny, Dykstra, Batten, Bergan, Stewart, Zvolensky, Eifert, Bond, Forsyth, Karekla, & McCurry, 2004) e il Valued Living Questionnaire (Wilson, Sandoz, Kitchens e Roberts).
Per coordinare attività di ricerca, cliniche, formative e creare un’interfaccia per il pubblico è stato aperto il sito www.act-italia.com . Il sito, gestito e curato da due membri fondatori dell’Association For Contextual Behavioral Science, rappresenta il punto di collegamento tra la comunità in lingua italiana e la più estesa comunità internazionale.
Per una recente analisi della storia delle scienze del comportamento in Italia:
Moderato, P. & Presti, G. (2006). Behaviorism and the science of behavior: its development in Italy. International Journal of Psychology, 41, 6, 480-485
Moderato, P. (1998) A behavior analyst in the land of behavior therapy, or the evolution of behavior science. In E. Sanavio (Ed.) Behavior and cognitive therapy today. Oxford: Pergamon
Approfondimenti in italiano:
Meazzini, P. (1995). La FAP e l’ACT: ovvero la via skinneriana alla psicoterapia. In P. Meazzini, La terapia del comportamento: un storia (pp.88-90). Gorizia: Editrice Tecnoscuola.
Moderato, P., Presti, G., & Chase, P.N. (2002). Pensieri, parole e comportamento: un’analisi funzionale delle relazioni linguistiche. Milano: McGraw-Hill.
Presti, G., (2007). Un nuovo stato di coscienza: gli studi sul comportamento verbale e la terapia comportamentale. In Atti del XIV Congresso Nazionale AIAMC. Genova 8-11 Novembre.
Miselli, G. & Zucchi, G. (2007) ACT: L’Acceptance and Commitment Therapy in Italia. In Atti del XIV Congresso Nazionale AIAMC. Genova 8-11 Novembre.
Miselli G. & Zucchi G. (2007). Comunicazione e cambiamento: lo studio scientifico della comunicazione terapeutica., In P. Moderato (ed.). Interazioni del Comunicare: linguaggi, contenuti, funzioni. Milano: IESCUM Press
Sturmey, P. (2001). ABC ed eventi interni. In P. Sturmey, Analisi funzionale in psicologia clinica (pp.186-192). Milano: McGraw-Hill.
English Translation: Those antecedents have made possibile the organization of the first Italian Workshop on Acceptance and Commitment Therapy. The workshop (06/28-30/2007), run by S. Hayes e J. Pistorello, will involve more than fifty Psy.D. and Psychotherapist in training. Moreover an introductory workshop on ACT will be held by S.C. Hayes in Milan on the third of July 2007.
For a recent analysis of the development of Science of Behavior in Italy:
Moderato, P. & Presti, G. (2006). Behaviorism and the science of behavior: its development in Italy. International Journal of Psychology, 41, 6, 480-485.
Moderato, P. (1998) A behavior analyst in the land of behavior therapy, or the evolution of behavior science. In E. Sanavio (Ed.) Behavior and cognitive therapy today. Oxford: Pergamon.
Approfondimenti in italiano:
Meazzini, P. (1995). La FAP e l’ACT: ovvero la via skinneriana alla psicoterapia. In P. Meazzini, La terapia del comportamento: un storia (pp.88-90). Gorizia: Editrice Tecnoscuola.
Moderato, P., Presti, G., & Chase, P.N. (2002). Pensieri, parole e comportamento: un’analisi funzionale delle relazioni linguistiche. Milano: McGraw-Hill.
Sturmey, P. (2001). ABC ed eventi interni. In P. Sturmey, Analisi funzionale in psicologia clinica (pp.186-192). Milano: McGraw-Hill.
Sviluppata all'interno di una cornice teorica e filosofica coerente, la terapia di accettazione e impegno nell'azione è un intervento psicologico basato sull'evidenza sperimentale che usa strategie di accettazione e mindfulness insieme a strategie di impegno nell'azione e modificazione del comportamento, per incrementare la flessibilità psicologica. Flessibilità psicologica significa essere in contatto con il momento presente pienamente, come essere umano consapevole e, basandosi su quello che la situazione permette, cambiare o persistere in comportamenti che perseguano i valori che abbiamo scelto come importanti.
Basata sulla teoria dell'inquadramento relazionale (Relational Frame Theory), l'ACT mette in luce i modi in cui il linguaggio intrappola i pazienti dentro futili tentativi di combattere contro la loro vita interiore. Attraverso le metafore, i paradossi e gli esercizi esperienziali i pazienti imparano a instaurare un sano contatto con pensieri, sentimenti, memorie e sensazioni fisiche che sono state temute ed evitate. I pazienti guadagnano le abilità per ricontestualizzare e accettare questi eventi privati sviluppando una maggiore chiarezza riguardo i valori personali, e impegnandosi nei cambiamenti comportamentali necessari.
La concezione centrale dell'ACT è che la sofferenza psicologica sia solitamente causata dall'interfaccia tra il linguaggio, la cognizione e il controllo dell'esperienza diretta sul comportamento.
L'inflessibilità psicologica emerge dall'evitamento delle esperienze (evitamento esperienziale-experiential avoidance), l'invischiamento cognitivo (intrappolamento-cognitive entanglement), attaccamento al se concettualizzato (attachment of a conceptualized self), perdita di contatto con il presente (loss of contact with the present) e il risultante fallimento nell'intraprendere i necessari passi comportamentali in accordo con i valori centrali (core values).
Supportata da un programma di ricerca di base estensivo sulla teoria associata del linguaggio e della cognizione, Relational Frame Theory (RTF), l'ACT sostiene che tentare di cambiare pensieri e sentimenti che creano difficoltà sia una modalità di coping controproduttiva, e rende disponibili nuove e efficienti alternative, tra queste l'accettazione, la mindfulness, la defusione cognitiva (cognitive defusion), i valori (values) e l'impegno nell'azione (committed action).
La ricerca sembra mostrare che questi metodi siano di beneficio per un ampio spettro di pazienti. L'ACT insegna ai pazienti e ai terapeuti come modificare il modo in cui difficili esperienze private funzionano, piuttosto che tentare di eliminarne del tutto la comparsa. Questo messaggio di crescita (empowering message) ha mostrato di poter aiutare i pazienti a fronteggiare un'ampia varietà di problemi clinici tra cui depressione, ansia, stress, abuso di sostanze e persino sintomi psicotici. I benefici sono importanti per i terapeuti così come lo sono per i pazienti. L'ACT ha mostrato sperimentalmente di alleviare velocemente il burnout del terapeuti.
Inoltre, stiamo imparando che questi stessi processi ci aiutano a capire e a modificare una varietà di altri problemi comportamentali tra cui aree quali il pregiudizio umano la performance lavorativa o l'inabilità a nuovi apprendimenti.
Giovanni Miselli
Anger, Compassion, and What It Means To Be Strong - Subtitles in Italiano
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While anger can feel powerful in our bodies, many of us use angry behavior to avoid dealing with things that make us uncomfortable. Compassion gives us a way to be strong that helps us courageously face the things that scare us—about the world, and about ourselves—and help make them better.
Russell is a licensed clinical psychologist and Professor of Psychology at Eastern Washington University, where he has taught for the past 16 years and has received numerous honors including twice being named the associated student body’s Faculty of the Year. Dr. Kolts has authored and coauthored numerous books and scholarly articles, including The Compassionate Mind Guide to Managing Your Anger, An Open Hearted Life: Transformative Lessons for Compassionate Living from a Clinical Psychologist and a Buddhist Nun (with Thubten Chodron), and the forthcoming Buddhist Psychology and CBT: A Practitioner’s Guide (with Dennis Tirch and Laura Silberstein). Dr. Kolts has pioneered the application of Compassion Focused Therapy (CFT) to the treatment of problematic anger and regularly conducts trainings and workshops on CFT.
Anonyme (not verified)
Basi Teoriche dell'ACT: comportamento verbale
Basi Teoriche dell'ACT: comportamento verbale
Nell’immaginario collettivo il comportamentista è colui che non si occupa della cognizione o, peggio, la nega. Nella realtà dei fatti gli analisti del comportamento non hanno mai smesso di studiare i processi cognitivi in modo sistematico. Per più di una generazione gli studiosi del comportamento si sono impegnati, su fronti molteplici, nello sviluppo di teorie e paradigmi di ricerca. L'accumulo di conoscenze in questo ambito ha permesso recentemente di strutturare una tecnologia applicativa fruibile dalla più ampia comunità della psicologia clinica. In questo momento storico è proprio il ritorno ai processi di base dell’ambulatorio che può fare la differenza negli ambulatori degli psicologi clinici (Presti, 2007).
Quando Skinner scrisse, ormai 50 anni fa, lo spesso vituperato, ma paradossalmente altrettanto poco letto, Verbal Behavior, forse non immaginava che il valore euristico del volume, in assenza assoluta di dati sperimentali, si sarebbe rivelato solo col tempo, e in un arco temporale abbastanza ampio. Nel suo testo Skinner si era concentrato sugli eventi che controllavano il comportamento del parlante, trascurando l’analisi dell’ascoltatore che, anni dopo, riprese in un articolo del 1969 dedicato al problem solving. Questi due pilastri, benché non esaustivi, diedero tuttavia importanti spunti negli anni successivi per avviare i filoni di ricerca che contribuirono, attraverso gli studi sul Rule-Governed Behavior e sulla formazione e le proprietà delle Classi di Equivalenza, alla ridefinizione dell’approccio clinico comportamentista, nelle radici teoriche e sul piano applicativo. È particolarmente interessante sottolineare come questi approfondimenti sperimentali non abbiano mai tradito il modello interpretativo del comportamento basato sull’operante skinneriano, ma ne abbiano semmai esteso empiricamente i confini all’analisi del pensiero, della nascita del simbolo e della parola col suo effetto sul comportamento umano, del problem-solving e della introspezione (in termini di processi autoclitici) (Presti, 2007).
In altre parole negli ultimi 30 anni la ricerca sulla sfera cognitiva dell’uomo ha dominato l’Analisi Sperimentale del Comportamento, anche se questo aspetto è non solo passato sotto silenzio, fra gli studiosi cognitivisti, come ci si sarebbe potuto aspettare, ma soprattutto è stato ignorato dai clinici cognitivo comportamentali. L’analisi delle regole verbali, elaborate dall’individuo che parla a se stesso, e della insensibilità alle contingenze dirette del comportamento che contribuiscono a controllare, insieme all’analisi del trasferimento di funzioni attraverso i contesti aprono anche la strada a una migliore comprensione dell’etiopatogenesi di molte psicopatologie. Diventa, oggi più di ieri, importante sottolineare la stretta relazione che intercorre fra laboratorio e ambulatorio e come quest’ultimo possa realmente progredire solo se accoglie e metabolizza le evidenze empiriche del primo (Presti, 2007).
Skinner (1953) non ha mai negato, contrariamente a quanto molti ritengono, l’esistenza del pensiero o di eventi “sotto la pelle”; tali eventi esistono e vanno studiati in quanto atti comportamentali, al pari di quelli pubblicamente osservabili.
La loro non accessibilità all’osservazione pubblica non è un limite posto al loro studio, anche perché la soglia di osservabilità è funzione di molti fattori (Moderato, 1991; Palmer, 1991). Tuttavia Skinner e gli “analisti del comportamento” ritengono che ridurre le cause del comportamento pubblicamente osservabile ad eventi covert porterebbe a un’analisi causa-effetto di tipo comportamento-comportamento, inefficace dal punto di vista della previsione e del controllo (Hayes e Brownstein, 1986).
L’ACT è l’estensione applicativa di un tentativo di 20 anni di creare una forma moderna di analisi del comportamento che potesse superare questa sfida aggiungendo i principi necessari per spiegare la cognizione da un punto di vista contestualistico-funzionale o dell’analisi del comportamento. Il convincimento chiave di questo impegno è che la terapia del comportamento debba rapportarsi più efficacemente con la cognizione ma che una teoria contestualistica della cognizione possa portare con maggiore probabilità al raggiungimento degli obiettivi pratici, rimanendo contemporaneamente connessa con l’impegno nella scienza di base originario della tradizione della terapia comportamentale (Hayes et al., 2006).
I clinici risiedono sempre nel contesto che circonda le azioni dei clienti e perciò possono avere un impatto su queste azioni attraverso la manipolazione di variabili del contesto. Queste variabili sono specificate nel caso dei principi comportamentali tradizionali, ma non lo sono nelle teorie tradizionali meccanicistiche, organicistiche o cliniche della cognizione (Presti, 2007
Giovanni Miselli
Basi teoriche dell'ACT: RFT e analisi del comportamento
Basi teoriche dell'ACT: RFT e analisi del comportamento
Più di 20 anni sono passati dai primi trial randomizzati sul Comprehensive Distancing (la prima forma di ACT, Zettle & Hayes, 1986). In questo intervallo, la teoria di base del linguaggio e della cognizione umana fondamentale per l’ACT, la Relational Frame Theory (RFT; Hayes, Barnes-Holmes, & Roche, 2001) è stata sviluppata fino a diventare un programma di ricerca sperimentale comprensivo di base utilizzato per guidare lo sviluppo dell’ACT stessa (Hayes, Luoma, Bond Masuda e Lillis, 2006).
La RFT è diventata, a livello di ricerca, una delle più attive teorie di base dell’analisi del comportamento umano, con più di 70 studi sperimentali focalizzati sui suoi assunti. L’RFT è idi difficile comprensione immediata e richiede il possesso di svariati termini nuovi; in questo contesto è necessaria solo un'ampia veduta d’insieme. Per un'analisi più approfondita in lingua italiana si veda l'area dedicata alla RFT, (per un ulteriore approfondimento cfr. Moderato, Presti e Chase, 2002) o in inglese il sito contextualscience.org
Secondo la RFT, il centro della cognizione e del linguaggio umano è l’abilità, appresa e controllata dal contesto, di relazionare arbitrariamente, mutualmente e in combinazione gli eventi, e di cambiare le funzioni di specifici eventi in base alle loro relazioni con altri eventi. Per esempio, bambini molto piccoli sanno che 50 centesimi sono più grandi di un euro rispetto alle dimensioni fisiche, ma capiranno solo più tardi che 50 centesimi sono più piccoli di un euro rispetto all'attribuzione sociale. Oltre a essere arbitrariamente applicabile (50 centesimi sono "più piccoli" di un euro solamente per convenzione sociale), questa più complessa relazione psicologica è mutuale (per esempio, se 50 centesimi sono più piccoli di un euro, un euro è più grande di 50 centesimi), combinatoria (per esempio, se 20 centesimi sono più piccoli di 50 centesimi e 50 centesimi sono più piccoli di un euro, allora 20 centesimi sono più piccoli di un euro), e alterano la funzione degli eventi relati (se 50 centesimi sono stati usati per comprare caramelle un euro verrà ora preferito anche se non è ancora mai stato usato). Le implicazioni applicative dell’RFT derivano da molteplici filoni di ricerca, ma alcune caratteristiche sono particolarmete critiche per la clinica:
la cognizione umana è uno specifico tipo di comportamento appreso. Per esempio, i ricercatori RFT hanno recentemente mostrato che le relazioni comparative arbitrariamente applicabili (la situazione dell'euro e dei 50 centesimi appena presentata) possono essere imparati-insegnati come un operante “overarching” dei bambini piccoli;
la cognizione altera gli effetti di altri processi comportamentali. Per esempio, una persona che ha subito uno shock in presenza di B e che impara che B è più piccolo di C, mostrerà una maggiore risposta emozionale a C rispetto a B, anche se B è stato direttamente associato con uno shock;
relazioni cognitive e funzioni cognitive sono regolate da differenti caratteristiche contestuali della situazione.
Le implicazioni primarie della RFT nell'area della psicopatologia e della psicoterapia partono dalle tre importanti caratteristiche appena descritte (Hayes et al., 2001):
il problem solving verbale e il ragionamento sono basati su alcuni dei processi cognitivi che possono essi stessi portare alla psicopatologia, e perciò non è praticamente possibile eliminare questi processi,
come l'estinzione inibisce ma non elimina le risposte apprese, l'idea di senso comune che le reti cognitive possono essere logicamente ristrette o eliminate non è psicologicamente consistente perché queste reti sono riflesso di processi storici di apprendimento;
i tentativi di modificazione diretta che si focalizzano sui nodi chiave delle reti cognitive creano un contesto che tende a lavorare la rete nella stessa area e accresce l'importanza funzionale di questi nodi;
poiché il contenuto e l'impatto delle reti cognitive sono controllati da caratteristiche distinte del contesto, è possibile ridurre l'impatto delle cognizioni negative sia che queste continuino o meno a presentarsi in una forma particolare.
Prese insieme, queste quattro implicazioni significano che spesso non è saggio, ne necessario, focalizzarsi primariamente sul contenuto delle reti cognitive negli interventi clinici. La teoria e la ricerca suggeriscono che è possibile invece focalizzarsi sulle loro funzioni; l'ACT è basata su queste intuizioni.
L’RFT si è dimostrata utile nel modellare cognizioni di ordine superiore in svariate aree (Hayes et al., 2001). Per esempio, i ricercatori RFT hanno modellato con successo analogie e metafore (Stewart, Barnes-Holmes, & Roche, 2004), e hanno mostrato che i relational frame producono il priming semantico (e.g., Hayes & Bissett, 1998). Anche le misurazioni neurobiologiche forniscono sostegno. Compiti RFT complessi generano attivazione pre-frontale (Barnes-Holmes, Regan, et al., 2005) come ci si aspetterebbe basandosi sulle ricerche cognitive sul ragionamento relazionale (Waltz et al., 1999). Similmente, i pattern di attivazione del cervello mostrano che il priming all’interno di relazioni arbitrarie di stimoli in compiti RFT è relazionale, non solamente associativo.
L’RFT vuol essere una teoria contestualistica e generale della cognizione e del linguaggio umano; per questo i suoi obiettivi si estendono ben al di là dell’ACT o delle terapie comportamentali e cognitive in generale. Poiché tutte le caratteristiche chiave della teoria sono costruite in termini di variabili contestuali manipolabili, questa ha già condotto ad interventi applicativi in aree come quella dell'educazione. Nell’ACT, ogni componente della tecnologia è virtualmente connesso concettualmente all’RFT, e svariate di queste connessioni sono state studiate sperimentalmente (Hayes, Luoma, Bond Masuda e Lillis, 2006).
Giovanni Miselli
Che cosa è l'ACT
Che cosa è l'ACT
Che cosa è l'ACT
L’Acceptance and Commitment Therapy, o ACT (“ACT” si pronuncia come singola parola, non come lettere separate) è una nuova forma di psicoterapia, con solide basi scientifiche, e fa parte di quella che viene definita la “terza generazione” della terapia cognitivo comportamentale (Hayes, 2004). L’ACT è basata sulla Relational Frame Theory (RFT): un programma di ricerca di base sulle modalità di funzionamento della mente umana (Hayes, Barnes-Holmes, e Roche, 2001). Questa ricerca suggerisce che molti degli strumenti che le persone utilizzano per risolvere i problemi, conducono in una trappola che crea sofferenza.
L’ACT prende in considerazione alcuni concetti non convenzionali:
• La sofferenza psicologica è normale, è importante ed accompagna ogni persona.
• Non è possibile sbarazzarsi volontariamente della propria sofferenza psicologica, anche se si possono prendere provvedimenti per evitare d’incrementarla artificialmente.
• Il dolore e la sofferenza sono due differenti stati dell’essere.
• Non bisogna identificarsi con la propria sofferenza.
• Si può vivere un’esistenza dettata dai propri valori, iniziando da ora, ma per farlo si dovrà imparare come uscire della propria mente ed entrare nella propria vita.
In definitiva, ciò che viene richiesto dall’ACT, è un fondamentale cambiamento di prospettiva: uno spostamento nel modo in cui viene considerata la propria esperienza personale.
I metodi di cui si avvale forniscono nuove modalità per affrontare le difficoltà di natura psicologica e cercano di cambiare l’essenza dei problemi psicologici e l’impatto che essi hanno sulla vita.
L’Acceptance and Commitment Therapy si basa su tre punti fondamentali:
Mindfulness: è un modo di osservare la propria esperienza che, per secoli, è stato praticato in oriente attraverso varie forme di meditazione. Recenti ricerche nella psicologia occidentale, hanno provato che praticare la mindfulness può avere benefici psicologici importanti (Hayes, Follette, & Linehan, 2004). Attraverso tali tecniche si impara a guardare al proprio dolore, piuttosto che vedere il mondo attraverso di esso; si può comprendere che ci sono molte altre cose da fare nel momento presente, oltre a cercare di regolare i propri contenuti psicologici.
Accettazione: si basa sulla nozione che, di norma, tentando di sbarazzarsi del proprio dolore si arriva solamente ad amplificarlo, intrappolandosi ancora di più in esso e trasformando l’esperienza in qualcosa di traumatico. L’ACT opera una chiara distinzione tra dolore e sofferenza. Per la natura del linguaggio umano, quando ci si trova di fronte ad un problema, la tendenza generale è di capire come attaccarlo.
Capire come liberarci dagli eventi indesiderati (come predatori, freddo, inondazioni) è sempre stato un fattore essenziale per la sopravvivenza della razza umana; tuttavia il tentativo di usare questa stessa organizzazione mentale dinanzi alle proprie esperienze interne non funziona. Quando ci si imbatte in un evento interno doloroso infatti, si tende a fare ciò che si fa solitamente: organizzarlo e risolverlo per sbarazzarsene. In realtà però le esperienze interne non sono uguali agli eventi esterni e i metodi per cercare di eliminarle non funzionano. Deve essere chiaro che l’accettazione, come viene intesa in questo contesto, non è un atteggiamento nichilistico auto-distruttivo ; né un tollerare il proprio dolore, o il sopportarlo, ma è un vitale e consapevole contatto con la propria esperienza.
Impegno e vita basata sui valori: quando si è coinvolti nella lotta contro i problemi psicologici spesso si mette la vita in attesa, credendo che il proprio dolore debba diminuire, prima di iniziare nuovamente a vivere. L’ACT invita a uscire dalla propria mente ed entrare nella propria vita intraprendendo azioni impegnate in direzione di quelli che sono i propri valori.
Giovanni Miselli
Fare ciò che conta nei momenti di stress: Una guida illustrata (Organizzazione Mondiale della Sanità 2020)
Fare ciò che conta nei momenti di stress: Una guida illustrata (Organizzazione Mondiale della Sanità 2020)
Lista e guida per il lavoro sui valori di Russ Harris 2010 (Tradotta in italiano da Chiara Rossi Urtoler)
chiararossi.u
Guida per affrontare il periodo Covid e le situazioni difficili con ACT e self compassion
Guida per affrontare il periodo Covid e le situazioni difficili con ACT e self compassion
Durante il periodo della pandemia questa guida grafica è stata inserita fra le risorse terapeutiche del sito dell'ACBS per affrontare il covid-19 con l'ACT e la self compassion.
Sotto è disponibile anche la versione non covid per affrontare qualsiasi situazione difficile, sbloccarsi e uscire dalla zona di comfort, a partire dalla disperazione creativa, procedendo con i processi dell'ACT e la self compassion.
Le guide grafiche sono state create da Chiara Rossi Urtoler e sono liberamente utilizzabili e condivisibili citando la fonte (maggiori info sull'autrice qui)
chiararossi.u
Guida per affrontare situazioni difficili e sbloccarsi con ACT e self compassion
Guida per affrontare situazioni difficili e sbloccarsi con ACT e self compassion
Guida grafica per affrontare le situazioni difficili, sbloccarsi e uscire dalla zona di comfort, a partire dalla disperazione creativa, procedendo con i processi dell'ACT e la self compassion.
La guida grafica è stata creata da Chiara Rossi Urtoler ed è liberamente utilizzabile e condivisibile citando la fonte (maggiori info sull'autrice qui)
chiararossi.u
Introduzione: l'Acceptance and Commitment Therapy
Introduzione: l'Acceptance and Commitment Therapy
"Immaginate una psicoterapia che non tenti di ridurre i sintomi, ma ottenga la riduzione dei sintomi come effetto. Una terapia saldamente basata nella tradizione delle scienze sperimentali, ma allo stesso tempo con una forte enfasi sui valori, sul perdono, sull’accettazione, sulla compassione, sul vivere nel momento presente, e sull’accedere ad un senso trascendentale di sé. Una terapia così difficile da classificare che è stata descritta come “terapia umanistica esistenziale cognitivo comportamentale” (Harris, 2006, p. 2).
L'Acceptance and Commitment Therapy, conosciuta anche comeACT(pronunciata come una singola parola, in inglese “azione” ma la radice è latina;Hayes, Strosahl & Wilson, 1999) è una terapia comportamentale che mette in discussione le regole di base del mainstream della psicologia occidentale. Questa terapia utilizza strumenti basati sul linguaggio come metafore e paradossi, abilità di minfulness e un'ampia gamma di esercizi esperienziali e interventi comportamentali giudati dai valori del cliente.
L’ACT è un intervento psicologico e psicoterapeutico sviluppato all'interno di una cornice teorica e filosofica coerente e basato su evidenze sperimentali, che usa strategie di accettazione e mindfulness insieme a strategie di impegno nell'azione e modificazione del comportamento, per incrementare la flessibilità psicologica (Hayes, 2005). Con il termine flessibilità psicologica si intende essere pienamente in contatto con il momento presente, come essere umano consapevole e, sulla base di ciò che la situazione permette, cambiare o persistere in comportamenti che perseguano i valori che ciascuno ha scelto come importanti. Obiettivo dell’ACT è di aiutare il cliente a scegliere di agire in modo efficace (comportamenti concreti in linea con i propri valori) in presenza di eventi privati difficoltosi o interferenti.
L’ACT abbraccia una filosofia della scienza contestualistica, una teoria di base del linguaggio e della cognizione, e una teoria applicativa della psicopatologia e del cambiamento psicologico. Una vasta parte dei principi di base dell’ACT legati allo studio sperimentale della cognizione e del linguaggio sono riassunti nella interpretazione nota come Relational Frame Theory (RFT;Hayes, Barnes-Holmes, & Roche, 2001).
II lavoro ACT / RFT si è sempre proposto elevati standard di valutazione empirica, includendo non solo un assessment e una valutazione controllata degli outcome, ma anche l'individuazione e la valutazione dei processi di cambiamento ipotizzati, e la connessione di questi processi a un programma di ricerca di base che mira alla loro spiegazioni in termini di principi comportamentali funzionali includendo quelli derivati dall'RFT (Hayes, 2005). I protocolli di intervento sviluppati sono altamente strutturati e ogni punto del modello è stato validato sul piano della ricerca di base e clinica. L’ACT, per queste sue caratteristiche di raccordare scientificamente i piani della ricerca di base ed applicata, rappresenta anche il modello più coerente con i principi dell’Evidence Based Intervention (Kazdin, 2001).
L’ACT ha un’efficacia sostenuta sperimentalmente su una varia gamma di condizioni cliniche: depressione, disturbo ossessivo compulsivo, stress lavorativo, dolore cronico, diabete, stress da cancro terminale, ansia, disturbo post traumatico da stress, anoressia, abuso di sostanze e schizofrenia (Zettle & Raines, 1989; Twohig, Hayes & Masuda, 2006; Bond & Bunce, 2000; Dahl, Wilson & Nilsson, 2004; Branstetter, Wilson, Hildebrandt & Mutch, 2004; Gregg, Callaghan, Hayes & Glenn-Lawson 2008).
Giovanni Miselli
La tabella di marcia dell' ACT di Jim Lucas
La tabella di marcia dell' ACT di Jim Lucas
Una guida per iniziare con la terapia dell'Accettazione e dell'impegno
Traduzione a cura dell dott. Torregrossa Salvatore.
jimlucas
Le radici filosofiche dell'ACT: il contestualismo funzionale
Le radici filosofiche dell'ACT: il contestualismo funzionale
L’espansione dell’analisi del comportamento per creare una teoria contestuale della cognizione richiede un elevato grado di chiarezza filosofica riguardo la tipologia di approccio contestualistico che potrebbe essere adeguato al perseguimento di quest’obiettivo (Hayes, Luoma, Bond, Masuda e Lillis, 2006).
L’ACT è radicata nella filosofia pragmatica del contestualismo funzionale (Biglan & Hayes, 1996; Hayes, 1993; Hayes & Brownstein, 1986; Hayes, Hayes, & Reese, 1988), una varietà specifica di contestualismo che ha come obiettivo la previsione e l’influenzamento degli eventi, con precisione (precision), ampiezza (scope) e profondità (depth) (Hayes, 1993). Il contestualismo vede e considera gli eventi psicologici come “azioni in corso” dell’intero organismo in interazione nel e con contesti definiti storicamente e situazionalmente. Queste azioni sono eventi “interi” che possono essere suddivisi per scopi pragmatici, non ontologicamente.
Poiché gli obiettivi specificano come applicare il criterio pragmatico di verità del contestualismo (Hayes, Hayes, Reese, & Sarbin, 1993), il contesualismo funzionale si diversifica dalle altre varietà del contestualismo che hanno obiettivi diversi (Hayes, Luoma, Bond, Masuda e Lillis, 2006).
Così l’ACT condivide radici filosofiche comuni con il costruttivismo, la psicologia narrativa, la drammaturgia, il costruzionismo sociale, la psicologia femminista, la psicologia Marxista e altri approcci contestualistici, ma i suoi obiettivi unici portano a qualità differenti e a differenti risultati empirici rispetto a quelli delle forme più descrittive di contestualismo, che ricercano un apprezzamento personale della complessità del tutto (Hayes, 1993) piuttosto che la previsione o l’influenzamento per se.
La stessa ACT riflette le proprie radici filosofiche in svariati modi. L’ACT enfatizza la realizzabilità (workability) come un criterio di verità e la scelta dei valori come un precursore necessario per l’assessment della realizzabilità poiché i valori specificano il criterio per l'applicazione della realizzabilità. Le sue analisi causali sono limitate agli eventi che sono direttamente manipolabili, e per questo l’ACT ha un focus consapevolmente contestualistico. Da questa prospettiva, i pensieri e i sentimenti non causano altre azioni, ad eccezione di come sono regolate dal contesto (Biglan & Hayes, 1996; Hayes & Brownstein, 1986). Per questo, è possibile andare al di là del tentativo di cambiare i pensieri o i sentimenti come si fa con il comportamento overt, per cambiare il contesto che lega in modo causale questi domini psicologici (Hayes, Luoma, Bond, Masuda e Lillis, 2006).
Giovanni Miselli
MIND TRAIN di Jodie Wassner - Manuale per il trattamento dell'ansia nei bambini
MIND TRAIN di Jodie Wassner - Manuale per il trattamento dell'ansia nei bambini
Un prezioso manuale di trattamento ACT per psicologi che lavorano con bambini ansiosi, con esercizi, schede illustrate e storie da usare con i bambini. Scritto da Jodie Wassner di Curios Kids Psychology, che ha gentilmente concesso la traduzione e divulgazione (citando la fonte). Scaricalo qui
Mental Brakes to Avoid Mental Breaks - Subtitles in Italian
Mental Brakes to Avoid Mental Breaks - Subtitles in Italian
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How can we best deal with difficult or negative thoughts? Dr. Steven Hayes discusses language, cognition, and the science behind putting on the mental brakes.
Steven C. Hayes is Nevada Foundation Professor at the Department of Psychology at the University of Nevada. An author of 41 books and more than 575 scientific articles, he has shown in his research how language and thought leads to human suffering, and has developed "Acceptance and Commitment Therapy" a powerful therapy method that is useful in a wide variety of areas. His popular book "Get Out of Your Mind and Into Your Life" was featured in Time Magazine among several other major media outlets and for a time was the number one best selling self-help book in the United States. Dr. Hayes has been President of several scientific societies and has received several national awards, such as the Lifetime Achievement Award from the Association for Behavioral and Cognitive Therapy.
This talk was given at a TEDx event using the TED conference format but independently organized by a local community. Learn more at http://ted.com/tedx
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Psychological flexibility: How love turns pain into purpose - Subtitles in Italiano
Psychological flexibility: How love turns pain into purpose - Subtitles in Italiano
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What can we do to prosper when facing pain and suffering in our lives? More than a thousand studies suggest that a major part of the answer is learning psychological flexibility. Steven C. Hayes is one of the researchers who first identified that process and put it into action in the form of a popular acceptance and mindfulness method called Acceptance and Commitment Therapy. In this emotional talk, Hayes distills the essence of psychological flexibility down into a few easy to understand sentences. He takes viewers through a harrowing journey into his own panic disorder, to the very moment in his life when he made this life changing choice: I will not run from me. Hayes shows how making that choice allows us to connect with our own deep sense of meaning and purpose, arguing that taking a loving stance to your own pain allows you to bring love and contribution into the world.
Steven C. Hayes is Nevada Foundation Professor at the Department of Psychology at the University of Nevada. An author of 38 books and more than 540 scientific articles, he has shown in his research how language and thought leads to human suffering, and has developed “Acceptance and Commitment Therapy” a powerful therapy method that is useful in a wide variety of areas. His popular book “Get Out of Your Mind and Into Your Life” was featured in Time Magazine among several other major media outlets and for a time was the number one best selling self-help book in the United States. Dr. Hayes has been President of several scientific societies and has received several national awards, such as the Lifetime Achievement Award from the Association for Behavioral and Cognitive Therapy.
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Sommario di esercizi sui VALORI di Harris
Sommario di esercizi sui VALORI di Harris
Sommario di esercizi sui VALORI di Russ Harris tradotto in italiano da Chiara Rossi Urtoler
chiararossi.u
Teoria della psicopatologia
Teoria della psicopatologia
Dal punto di vista dell’ACT e della RFT, mentre i problemi psicologici possono emergere dalla generale assenza di abilità relazionali (ad esempio nel caso del ritardo mentale), una fonte primaria di psicopatologia (così come un processo esacerbante l’impatto di altre fonti di psicopatologia) è il modo in cui il linguaggio e la cognizione interagiscono con contingenze dirette per produrre un’incapacità nel persistere o nel cambiare il comportamento a favore di fini di valore. Questo tipo di inflessibilità psicologica nell’ACT e nella RFT viene vista come risultato della debolezza o di un inutile controllo contestuale sugli stessi processi linguistici, e il modello di psicopatologia è così legato punto per punto all’analisi fornita dalla RFT. Questo produce una teoria clinica accessibile, di medio livello, limitata a principi di base più astratti.
Un processo centrale che può condurre alla patologia è la fusione cognitiva, che si riferisce alla dominanza di funzioni che regolano il comportamento attraverso reti relazionali, basate in particolare sull’incapacità nel distinguere il processo e i prodotti della risposta relazionale. In contesti che nutrono tale fusione, il comportamento umano è guidato più da reti verbali relativamente inflessibili che dal contatto con contingenze ambientali.
Questo funziona in alcune circostanze, ma in altre aumenta l’inflessibilità psicologica in un modo non salutare. Come risultato, le persone possono agire in modo incoerente con ciò che è rilevante per i propri valori e obiettivi. Dal punto di vista dell’ACT e della RFT, la forma e il contenuto della cognizione non è direttamente fastidioso, a meno che le caratteristiche contestuali portino questo contenuto cognitivo a regolare le azioni umane in un modo controproducente.
I contesti funzionali che tendono ad avere tali effetti deleteri sono largamente sostenuti dalla comunità verbale (ad esempio lo stimolo verbale minaccioso “la vita è senza speranza”).
Un contesto in cui prevale la ricerca delle cause, basa l’azione o la mancanza d’azione eccessivamente sul costrutto “causa” del proprio comportamento, specialmente quando questi processi si focalizzano su cause non manipolabili come gli eventi privati. In tale contesto quindi il controllo esperienziale incentrato sulla manipolazione degli stati cognitivi o emozionali diviene scopo primario e metro per il successo nella vita e prevale la fusione cognitiva. Essa appoggia l’evitamento esperienziale nel tentativo di alterare la forma, frequenza, o sensibilità situazionale agli eventi privati anche quando questo causa un danno comportamentale.
L’evitamento esperienziale è basato su un processo linguistico naturale che è amplificato dalla cultura in un focus generale sul “sentirsi bene” ed evitare il dolore. Sfortunatamente, i tentativi di evitare gli scomodi eventi privati tendono ad aumentare la loro importanza funzionale, sia perché essi diventano più salienti, sia perché questi sforzi di controllo sono legati verbalmente a conseguenze concettualizzate negativamente, e così tendono a restringere la gamma di comportamenti possibili.
La richiesta sociale del cercare la causa e l’utilità pratica del comportamento umano simbolico conducono la persona a tentativi di capire e spiegare gli eventi psicologici anche quando ciò non è necessario. Il contatto con il momento presente diminuisce nel momento in cui le persone iniziano a vivere “nelle loro teste”, così il passato e il futuro concettualizzati, e il sé concettualizzato, guadagnano maggior potere di regolazione del comportamento contribuendo ulteriormente all’inflessibilità. Per esempio, diviene più importante sapere chi è responsabile del dolore personale, che non vivere più efficacemente con la storia che si ha; può essere più importante difendere il proprio punto di vista verbale (es. fare la vittima, non essere mai arrabbiato, etc.) che impegnarsi in modalità più funzionali di comportamento che non concordano con queste verbalizzazioni. Inoltre, finché le emozioni e i pensieri sono utilizzati come giustificazioni per altre azioni, la ricerca della causa porta la persona ad incrementare ulteriormente l’evitamento esperienziale. Ancora una volta il risultato è l’inflessibilità psicologica.
Tutto ciò significa che i valori cedono il posto a obiettivi più immediati di essere a posto, apparire belli, sentirsi bene, difendere un sé concettualizzato, e così via. In questo modo le persone perdono il contatto con ciò che vogliono nella vita.
Emergono pattern di azioni che gradualmente dominano il repertorio della persona e che sono svincolate dalla qualità di vita desiderata nel lungo termine. I repertori di comportamento si riducono e diventano meno sensibili a tutto ciò che permetterebbe di intraprendere azioni in direzione dei valori.
Perché il linguaggio crea sofferenza?
All’età di 16 mesi o forse anche prima, i bambini piccoli imparano che se un oggetto ha un nome, il nome si riferisce all’oggetto (Lipkens, Hayes, e Hayes 1993). Le relazioni verbali che gli umani imparano in una direzione, le derivano nelle due direzioni. Nel corso degli ultimi 25 anni, i ricercatori hanno cercato di dimostrare lo stesso comportamento in altre specie animali con risultati molto limitati e discutibili (Hayes, Barnes-Holmes, e Roche, 2001). Questo produce un’enorme differenza nella vita delle persone in confronto a quella degli animali.
Le abilità di linguaggio mettono l’uomo in una posizione speciale: semplicemente dicendo una parola si evoca l’oggetto che si è nominato. Ad esempio, se si prova a dire: “ombrello” cosa viene in mente? Bene, questo è solo un piccolo esempio innocuo. Ma si consideri cosa vorrebbe dire tutto ciò se il significato dell’oggetto fosse spaventoso: ogni cosa che ricorda quel nome evocherebbe paura. Sarebbe come se un cane, per avere paura, avesse bisogno non di un calcio nel momento presente ma del pensiero di prendere un calcio. Questa è esattamente la situazione in cui si trovano gli esseri umani dotati di linguaggio.
Ecco un altro esempio. Prendete un momento per pensare alla cosa più vergognosa che abbiate mai fatto. Cosa avete appena provato? È molto probabile che, subito dopo aver letto la frase, abbiate provato un senso di paura, resistenza o vergogna. Tutto ciò è successo leggendo semplicemente ciò che c’è scritto qui. Questo perché le relazioni verbali che gli esseri umani apprendono in una direzione, la derivano nelle due direzioni: essi hanno cioè la capacità di temere qualcosa come simbolo di qualcos’altro.
L’etimologia della parola “simbolo” significa “riflettere la stessa cosa”; infatti avete reagito alle scritte su queste pagine perché le parole che avete appena letto vi hanno probabilmente rimandato ad una situazione vergognosa del vostro passato.
Come sarebbero le cose se questo tipo di relazioni non esistesse? Il cane evita il dolore cercando di evitare i piedi che possono calciare. Ma come può fare una persona a evitare il dolore se in qualunque momento e in qualunque luogo esso può essere riportato alla mente?
Non solo noi non possiamo evitare il dolore evitando le situazioni dolorose (il metodo adottato dal cane), ma anche le situazioni piacevoli possono evocare dolore: supponiamo che una persona abbia avuto un lutto recente e che si trovi di fronte ad un bellissimo tramonto. A cosa penserà?
Per gli essere umani è improbabile che l’evitamento di ciò che suggerisce dolore psicologico riesca ad eliminare i sentimenti difficili perché tutto ciò che è necessario per riportare alla mente un evento è un suggerimento arbitrario in grado di evocare la giusta relazione verbale. L’esempio del tramonto dimostra questo tipo di processo evocando una storia verbale in cui il tramonto riporta alla mente il fatto che lo si vorrebbe condividere con la persona cara che non c’è più.
Il problema è che gli spunti che evocano le relazioni verbali possono essere qualunque cosa: l’inchiostro su un foglio di carta che fa emergere la parola vergogna, o un tramonto che rimanda ad una recente perdita.
Quando si trovano nella disperazione, gli esseri umani, cercano di compiere un’azione molto logica: cercano di evitare il dolore.
Sfortunatamente, alcuni metodi di evitamento del dolore sono essi stessi patologici. Per esempio, l’uso di droghe che creano dissociazione psichica riduce temporaneamente il dolore causando però nel tempo danni importanti. La negazione e l’intorpidimento ottenuto ridurranno dunque il dolore nell’immediato, ma porteranno ad una sofferenza più grande in futuro.
La costante possibilità di provare dolore psicologico è un peso che ci portiamo dietro e con cui dobbiamo fare i conti. Questo non significa che ci si debba rassegnare ad arrancare attraverso una vita di sofferenze. Il dolore e la sofferenza sono due cose diverse e l’ACT sostiene che ci sia un modo per cambiare la propria relazione con il dolore e per vivere una buona vita (Hayes e Smith, 2005).
Giovanni Miselli
The secret to self control - Subtitles in Italiano
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Jonathan Bricker's work has uncoved a scientifically sound approach to behavior change that is twice as effective as most currently practiced methods. His new methods are driving new norms and new apps for how people quit smoking and decrease obesity, saving many people from an early death.
Jonathan Bricker is an internationally recognized scientific leader in a bold approach called acceptance and commitment therapy. A Stanford researcher called his use of the approach “a breakthrough in behavioral research [that] has major public health implications for the major causes of preventable death.” Bricker and his team, having received $10 million in total federal research grants to study this topic, are rigorously testing this intervention on multiple platforms, including smartphone apps, websites, and telephone coaching. His SmartQuit app for quitting smoking was recently launched and is now in distribution worldwide.